lunedì 11 novembre 2013

E' la suspence, bellezza!

Un sistema di comunicazione esiste, evidentemente, quando c'è qualcosa da comunicare.
Quando cioè il ricevente è in deficit informativo ( nella Teoria matematica della Comunicazione, Shannon lo chiama incertezza ) che l'emettitore è in grado di soddisfare.
Ad esempio di fronte ad un semaforo, siamo in deficit informativo, nel senso che vogliamo sapere quando sia possibile passare dall'altra parte della strada, e il semaforo è in grado di colmare questo deficit fornendo il segnale luminoso convenzionale ( se i colori fossero scambiati, ci sarebbe ancora informazione? ).
Più alto è il numero di informazioni che un sistema è in grado di trasmettere, più alto sarà il grado di incertezza da coprire.
Nella narrazione questo deficit è altissimo. L'aspettativa del lettore è costruita in base alle poche informazioni che la copertina, il titolo, il risvolto ed eventualmente qualche critica letteraria gli ha fornito.
Diversamente dagli altri sistemi, nel sistema narrativo l'abilità del narratore ( la sua riuscita, che altrove sarebbe quella di essere in grado di dare il cento per cento di informazioni) non è quella di fornire dati esaustienti, che azzerino la sua curiosità, ma sta nel mantenere in equilibrio il lettore tra la quantità di informazioni che viene offerta durante lo svolgersi narrativo e il deficit informativo ancora da riempire ( eventualmente alimentato da ulteriori eventi). Il trucco è non portarlo mai a zero, nemmeno alla conclusione ( magari ricorrendo ad un cliffhanger), non soddisfare mai per intero la curiosità del lettore, sia per eventuali sequel dell'opera, sia per indurre quels senso di incompiuto che tanto caratterizza la nostra esistenza.   E'  la suspence che rende appassionante un racconto.

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