mercoledì 20 agosto 2014

Le idee nel marmo e nel ferro


Il mondo si sta virtualizzando. Se ne parla ovunque, si postano foto e documenti sul cloud, la nuvola virtuale che funziona da magazzino informatico, si inizia a ragionare di moneta virtuale, con le transazioni sempre più lontane dal passaggio fisico di moneta di mano in mano.

Si virtualizza tutto perché ci si rende conto che quel che conta è l’informazione, non il suo supporto, per cui non si stampano più ricevute di prenotazione, ma si trasmettono codici  tramite smartphone,  si leggono testi sul tablet invece che su voluminose risme di carta ( i libri li salverei ancora, comunque).

Forse un giorno riusciremo, come ipotizzava Arthur Clark nel libro finale della saga di 2001 Odissea nello Spazio, ad astrarci dai nostri corpi fisici  e divenire sola energia cosciente che naviga per il cosmo a velocità prossime a quella della luce. Ma sino ad allora, siamo indissolubilmente legati alla fisicità della nostra terra ( del nostro sistema solare, o dell’universo conosciuto, se vogliamo ).

Perché non si può separare l’hardware  (= le cose fisiche) dal software ( = i prodotti della mente). È sempre necessario un supporto fisico affinchè le opere dell’intelletto si possano attuare. Non solo.

Di questo supporto fisico si deve essere coscienti e averne completa conoscenza. Questo permette di adattarlo al concetto astratto, ed è il caso di dirlo, concretizzare l’idea.

Architettura o ingegneria?
Il disegno della torre  eletta a simbolo di Parigi  tutto sommato avrebbe potuto essere realizzato da qualsiasi buon disegnatore,  ma è stata la capacita ingegneristica di  Gustav Eiffel a renderlo un monumento internazionale. La sua profonda conoscenza dei materiali lo ha guidato verso l’uso del ferro, più flessibile laddove l’acciaio avrebbe risentito delle oscillazioni e assestamenti, gli ha suggerito l’uso di rivetti a caldo, invece di bulloni che si sarebbero allentati.

Le opere di Michelangelo, o di Canova, non sarebbero state possibili senza avere una precisa percezione della durezza e fragilità del marmo,  e Leonardo, d’altra parte, amava sperimentare differenti tecniche per poterne conoscere pregi e difetti.

Hardware e Software in combinazione perfetta
Più prosaicamente, capita di avere giovani colleghi in laboratorio che, pure con buona cultura tecnica e armati di ottime intuizioni e entusiasmo, annaspano in problemi apparentemente banali per i quali è necessaria l’esperienza e il bagaglio culturale di chi assembla schede e fa misurazioni elettriche da anni ( ho bazzicato anch’io in laboratorio, ma questo commento mi è stato riportato dal collega e amico Luciano,  vermo mago dell’hardware e del problem solving).

Il pensiero puro non è nulla senza una sua realizzazione pratica e le opere concrete esistono perché c’è che ha trasformato  il modello mentale in azioni concrete.

Appare evidente che pur concedendo al software, alle sua applicazioni in tutti i campi, il giusto riconoscimento per aver trasformato ( in meglio? ) la nostra vita.  non ci si può dimenticare dell’importanza dell’hardware in senso ampio, che introduce complessità al sistema e di cui si deve comunque tenere conto, anche nel caso dell’acquisto di un banale cellulare.

lunedì 11 agosto 2014

Arte e comunicazione

L'arte figurativa è una forma di comunicazione, il più delle volte non verbale, che racchiude una immensa quantità di contenuti, dei quali solo alcuni sono facilmente acquisibili.   Spesso si considera un'opera bella perchè è evidente, immediatamente percepibile la sua bellezza.
Ma anche le opere più semplici da comprendere contengono contenuti accessibili solo a chi ha gli strumenti per  decifrarne il linguaggio.
Perchè sono molti i linguaggi usati: il colore, il tratto, le tecniche. Si può affermare che questi sono metalinguaggi necessari per veicolare messaggi particolari, a volte in antitesi con la prima impressione visiva.


pissarro21
E' l'associazione tra, tecnica, colori e luci

 che arricchiscono quest'opera di Pissarro di contenuti 
che il solo soggetto, peraltro quasi banale, non sarebbe 
in grado di dare
I livelli di metacomunicazione di un'opera d'arte servono a nascondere il messaggio nelle pieghe delle figure, a renderne difficile il ritrovamento.
Ed è proprio il percorso mentale della scoperta del messaggio il fattore chiave che a mio parere ne determina la bellezza.  L'esercizio della mente nello scovare significati, nel collegare l'opera al suo momento storico e nello stesso tempo identificarne il valore universale ( si pensi a Guernica, che fissa un episodio storico preciso ma che si eleva a drammatica monito per tutte le stragi di guerra).
I messaggi lanciati dagli artisti sono mediati dall'arte stessa, che diventa catalizzatore di passaggi mentali la cui soddisfazione determina l'apprezzamento dell'opera.
untitled-first-abstract-watercolor-1910
Non sempre è facile...
Ci si potrebbe chiedere perchè queste contorsioni, perchè non veicolare messaggi in modo lineare, in prosa per esempio.
Entrano in gioco i meccanismi dell'attrazione. Un testo lineare, in prosa non è attrattivo come una poesia o una canzone. Allo stesso modo un disegno semplice, fotografico attira meno l'attenzione di un affresco o di un poster colorato.  E' la presenza di codici che rende un opera interessante.




sabato 2 agosto 2014

A proposito dei Draghi nella nostra terra

Quando si parla di draghi, il pensiero corre immediato ai lucertoloni sputafuoco della mitologia cinematografica e letteraria , dal recente nobile Smaug de Lo Hobbit, al "candido" Drako di DragonHeart, ai draghi Disney sino a DragonTrainer.
Ma in un paese di tradizione cristiana almeno due figure di drago sono ricorrenti: quello dell'Apocalisse di San Giovanni e il drago sconfitto da san Giorgio.
Le nostre chiese sono ricche di rappresentazioni di questi episodi ; anche la prepositurale di Cernusco , entrando a sinistra dell'altare ne ha una raffigurazione significativa. La bellissima basilica di San Pietro al Monte ne custodisce altresì una bellissima versione, ispirazione per uno dei racconti che preferisco tra quelli de "Alla Ricerca dei Draghi".
Apocalisse .  San Pietro al Monte - Civate

Dunque, prima ancora che il buon Tolkien "inventasse" il genere fantasy, i draghi e le creature fantastiche permeavano la cultura e la vita della gente.
Due di essi sono strettamente legati alla nostra terra lombarda.
Il primo e più famoso è il biscione dei Visconti, il simbolo di Milano e della sua operosità, essendo stato usato per identificare marche automobilistiche, imprese assicurative e di comunicazione e persino squadre di calcio.  Non è propriamente un drago in quanto non ha nè  zampe nè ali, ma la suggestione che induce, specie se osservato in rappresentazioni storiche e non in quelle edulcorate del marketing odierno, evoca tempi di paura e superstizione.

Meno noto al pubblico è il drago Tarantasio, che abitava il leggendario lago Gerundo. Era questa una zona che si estendeva intorno al bacino dell'Adda, dall'altezza di Cassano d'Adda sino quasi al punto in cui il fiume sfocia nel Po.
Drago che fu sconfitto proprio da un antenato dei Visconti, che da allora si potè fregiare del simbolo del biscione.
Ma questa è un'altra storia tutta da raccontare.

Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.