sabato 4 agosto 2012

Le parole non dette

Gli esperti sono convinti dell'impossibilita` per l'uomo di non comunicare: e` questo il primo dei cinque principi che lo psicologo Paul Watzlawick, con altri colleghi della Scuola di Palo Alto (Mental Research Institute ), California, hanno enunciato in merito alla comunicazione umana.
Anche quando un individuo decide con coscienza di escludersi da qualsiasi consesso comunicativo, in quell'istante comunica una informazione e quindi, di fatto, comunica.

Fenomeni fisici che trasmettono informazioni
Questo e` possibile, a mio parere, per due motivi. Il primo e` dettato dal fatto di essere comunque parte di una comunita`, che e` quella dell'animale uomo,  alla quale si e` intrinsecamente legati. Il secondo e`  a causa sempre della natura umana che cerca significati non solo nelle relazioni tra individui, ma anche tra essa e il mondo circostante. Magari detto in modo improprio, questi continuamente emette messaggi, anche dalle cose inanimate, che l'uomo rielabora per creare il proprio universo di significati e per muoversi in esso. Il rosso dei frutti maturi indica la disponibilita` del cibo, l'emissione periodica di radiazioni indica che la stella studiata e` del tipo pulsar, il rosso del semaforo indica l'ingiunzione a fermarsi ( ma questo e` un messaggio umano mediato da un sistema automatico), tremori e esplosioni accanto ad un vulcano indicano una imminente eruzione. La nostra capacita` di elaborare informazioni e` in grado di analizzare anche messaggi non specifici.
E` necessaria tuttavia almeno un senso di empatia, una relazione di vicinanza non solo fisica. una attenzione non passiva. Nel consesso umano l'empatia viene naturale, facilitata dalla comunicazione non verbale che anche chi vorrebbe estromettersi dal contesto comunicativo inevitabilmente fa ( ad esempio incrociando le braccia, allontanando lo sguardo  o uscendo da una stanza, in questi modi indica la sua volonta` di non comunicare, ma inevitabilmente un messaggio lo produce.

Un insolito modo di comunicare
In ambito letterario, il non comunicare acquisisce altri significati.
Puo` essere un artificio, trascurando di dare informazioni  che verranno poi svelate successivamente, creando nel lettore quel pathos che spinge a proseguire nella lettura.
Si possono omettere particolari, sottointendere caratteristiche che non siano essenziali alla prosecuzione della storia.
C'e` un altro modo di omettere parte della comunicazione.
Si tratta di usare le parole giuste affinche` non ne siano necessarie altre. La narrazione si scava nella roccia dura, trarne fuori la parola adatta e` una fatica che viene poi ripagata dall'eleganza dell'essenzialita`.
Questa tecnica e` vincente se si riesce ad instaurare con il lettore quell'empatia che nel rapporto personale e` possibile attraverso i gesti, le espressioni, gli atteggiamenti.
Visto che pero` le dimensioni sono appiattite sulle pagine del libro ( o dello schermo) in quale modo ricreare quell'empatia?  Sempre con le parole. Dunque la difficolta` dell'utilizzo di un linguaggio essenziale e` duplice: rendere la narazione completa  con una linea descrittiva il piu` possibile pulita, catturare il lettore  affinche` entri nel para-universo che l'autore sta descrivendo,
Fatica improba, possibile solo a pochi.

1 commento:

  1. Mi piace, Loris, questo tuo post.
    Giusto stamattina scrivevo questa frase :
    "Se non si può parlare, a volte basta lo sguardo. Altre volte no. >_<" .
    ^_^ !!!! buona domenica !

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