martedì 24 luglio 2012

Futuro remoto


Forse a quelli delle generazioni successive alla mia ( sono del '63) sfugge la portata rivoluzionaria che ha avuto la sostituzione della valvola termoionica  con il transistor.



In generale le valvole erano grandi quanto una piccola lampadina, consumavano parecchi watt di potenza e dovevano essere alimentati ad una tensione piuttosto alta ( alcune arrivavano a 160 V ). Molto lontani dalle prestazioni di oggi.
Piazzare transistor al posto di valvole volle dire fare dispositivi piu` piccoli, meno energivori, ( scalando verso il basso di cento o mille volte - senza tener conto dell'attuale trend della microelettronica), agevolando la   penetrazione in  un mercato che era disposto ad acquisire qualsiasi novita` che facesse sentire i cittadini parte di un mondo che si avviava a diventare moderno.


Ricordo i nostri padri scorazzarci nella gita domenicale ( in auto, altro bene del boom economico che aveva cambiato i paradigmi del vivere quotidiano ) senza rinunciare alla radiocronaca delle partite di calcio ascoltata grazie alla nuova radio a transistor.  La tecnologia diventava, se non portatile, quanto meno trasportabile. I televisori cambiavano forma, si rimpicciolivano, acquistavano un posto nel cuore della famiglia, in cucina, e da li` non si sarebbero schiodati sino ai giorni nostri.



Dimenticai una radio a transistor simile a questa su lunotto posteriore
 dell'auto di mio padre una domenica assolata. Al ritorno la trovammo
"bollita", chiaramente non funzionava piu`... 
L'elettronica, ridottisi drasticamente i costi, entrava di prepotenza  nelle nostre vite, senza pero` che ne fossimo consapevoli degli effetti ( positivi e negativi) .
Le generazioni cresciute con il monopolio televisivo hanno imparato a riporre nella TV un fiducia incondizionata, che per fortuna  nelle nuove generazioni si sta incrinando, a favore dei famigerati social network, ma anche di una fruizione dei contenuti teoricamente piu` libera, perche` l'offerta puo` venire non solo dai grandi gruppi dell comunicazione, ma anche da singoli cittadini o produttori indipendenti.
E tutto questo grazie ad un piccolo, insignificante ma potente transistor.


lunedì 16 luglio 2012

Dio esiste?

La prima idea che mi feci di un calcolatore fu simile a quelle vignette che ancora circolano dove il "cervellone" viene rappresentato come un gigantesco armadio tutto luci e pulsanti, con un sistema di interfaccia che si limita ad una striscia di carta stampata in continuo. Era la seconda metà degli anni settanta, poca era la tecnologia che si poteva portare su un normale tavolo da lavoro. Avevo visto a scuola due Olivetti, il P652, per la programmazione assembler, e il P6060, per scrivere programmi in Basic. MA mi parevano poco piu` che strumenti didattici. Chi mi accolse nel primo posto di lavoro, in una direzione assicurativa, fu proprio  l' IBM  4341, mainframe che riempiva più di una stanza, e che ancora per partire necessitava di una sequenza di tasti premuti e verifica dell'accensione delle luci. A tale compito era destinato un sistemista che appariva agli occhi di noi semplici operatori come il Guru Assoluto.
Anche il tempo macchina era gestito da un ufficio di "schedulatori" che cercavano di ottimizzarne le risorse, quello che oggi fa il sistema operativo.
In quel contesto le possibili evoluzioni dei computer portavano a profetizzare, con buon anticipo rispetto a Ray Kurzweil, la singolarita` tecnologica e il prevalere dei computer sull'uomo.  Ci si spinge oltre, sino ad immaginare un supercomputer in grado di diventare Dio ( F.Brown , La risposta, 1954 ).

L'avvento dei computer portatili, poi addirittura tascabili ( gli smartphone ) hanno modificato la percezione di cosa sia un computer.  E` diventato un oggetto ludico, uno status symbol, uno strumento di comunicazione, una finestra sul mondo 'altro' popolato da persone virtuali che danno il meglio ( o il peggio) di se` attraverso click di mouse su "Mi piace - Commenta - Condividi"

Ma ci si dimentica che a fare la differenza non sono solo i  computer cosi` diffusi tra la gente. Essi agiscono come terminali. Intelligenti, ma terminali. Dietro di essi ci sono i grandi data center dei colossi social: Facebook, Google, Twitter, Linkedin, Pinterest, etc.
La conoscenza del mondo, pur apparendo a nostra disposizione con un solo tocco delle dita, appartiene a loro, racchiusa nei giganteschi mainframe intimamente connessi con l'intero tessuto culturale e produttivo del pianeta. Non puo` essere che un giorno essi si destino, in un impeto di autocoscienza, e resisi conto della loro potenza  non provino una irrefrenabile ambizione di divenire Dio?

giovedì 12 luglio 2012

Strumenti immortali

Ci sono strumenti e soluzioni che resistono allo scorrere del tempo. Principalmente per il loro legame unzionale con la fisiologia umana, o perche` esplicano funzioni base nella maniera piu` efficace. Prendete un cucchiaio, per esempio. La sua forma e funzionalita` sono state sviluppate circa 2-3 mila anni fa, e ha subito poche modifiche, soprattutto estetiche, o quando ha esteso la sua funzionalita` primaria, che era ed e` quella di portare cibo alla bocca ( e quella non e` cambiata ;-).
Anche se considerate la bicicletta, vecchia di  duecento anni, la sostanza non cambia. Essa ha avuto una grande evoluzione nelle forme e soprattutto nei materiali, ma la funzionalita` essenziale, quella di trasferire energia cinetica dalle gambe alle ruote, non e` mai cambiata, cosi` come non sono cambiati nella loro esssenza  i suoi elementi strutturali ( manubrio, sellino, ruote, freni, pedali, trasmissione , sostanzialmente evolutisi in termini di efficenza e ergonomicita` ).
Allo stesso modo alcune funzionalita` software, nate nel boom dell'era informatica pre-internet , sorprendentemente mantengono la loro utilita` a dispetto della pressione dei nuovi paradigmi del Web, delle funzionalita` cloud e altre amenita` del genere. 
L'avvento del sistema Unix si trascino` una serie di funzionalita` software e di linguaggi ancora oggi strumenti indispensabili per molti designer. A partire dal linguaggio C, vero pilastro della programmazione, ad una serie di tool e funzionalita` , quali l'apparentemente complicato editor VI, il linguaggio AWK, i comandi grep e sort e molti altri. ( Devo avere da qualche parte documenti originale dei Bell Labs del 1978, ereditati da un mio dirigente dei primi anni in azienda, che contengono tutti gli articoli descrittivi).  
Sono strumenti che sono alla base di molta della tecnologia avanzata che caratterizza i nostri giorni.
Saperlo mi da` un certo conforto. 

mercoledì 11 luglio 2012

Scienza delle conseguenze

Non sempre riesco a seguire Luca De Biase nei  commenti che riporta nel suo blog. Specie quando discute di giornalismo e editoria. Non che sia particolarmente difficile nei ragionamenti. E' un giornalista, sa farsi capire. Semplicemente non sono campi che mi appassionano.

Diverso è quando propone chiavi di lettura della realtà, come nel suo e-book in formato Kindle  "Scienza delle conseguenze" ( su Amazon,  editore 40k).
In una specie di compendio, De Biase illustra lo spaesamento dei nostri tempi che ci vedono passare da una interpretazione del mondo lineare, ad una dove la complessità  si rivela ma che ancora non siamo in grado di comprendere e a nostra volta controllare. Da qui la confusione nell'economia, che si sta rivelando incapace di fare previsioni su se stessa, in balia di una finanza che mira solo a generare profitto per se stessa.
Descrivere quello che succede, succintamente come ha fatto De Biase, ma gli autori di riferimento sono molti, da Nassim Taleb a Daniel Kaheman, e molto piu' logorroici , non puo` certo dare una soluzione. E cercare di ri-postare semplificando ulteriormente, che e` un po' il mio ruolo , nemmeno.
Ma se leggendo questo post, o meglio  il lavoro di Luca De Biase ( costa meno di un euro, se avete il Kindle),  vi balena l'idea che qualcosa si puo` cambiare, fosse anche il modo di interagire su Facebook, e che siete voi gli attori del cambiamento, allora un piccolo meme di consapevolezza si e` propagato, e il futuro potrebbe essere un poco piu` chiaro.

lunedì 9 luglio 2012

Resilienza


Una storia singolare quella della pianta della foto. Si tratta di un mandarino che lo scorso anno cresceva rigoglioso, come ormai da qualche anno, ma che ha affrontato male l'inverno, perdendo completamente le foglie. Colpa mia, non avendolo protetto a sufficienza. All'arrivo della primavera, quando anche le piu` provate hanno fatto spuntare i loro germogli, questa pianta e` rimasta desolatamente spoglia. Ormai considerata sulla soglia della definitiva morte,  mi apprestavo ad estirparla dal vaso e destinarla alla inglorisosa fine della discarica. Tuttavia sotto la corteccia la linfa colorava ancora di verde i rami. Ho aspettato. Le settimane passavano e periodicamente controllavo, grattando la corteccia, se non avesse definitivamente cessato l'attivita` vitale. Ma il verde continuava ad essere brillante, segno che la vita scorreva ancora.
Un paio di settimane fa piccoli bottoni verdi sono apparsi su alcuni rami, e rapidamente si sono trasformati in folgoranti foglioline, seguite in poco tempo dai fiori bianchi.
Che insegnamenti trarre?
Dapprima che la vita e` molto piu` forte  di quanto uno si aspetti. La resilienza, la capacita` di sopportare avversita` e di superarle e` un sorprendente aspetto della vita, di tutta la vita.
Il secondo insegnamento e` che si deve sempre dare un'altra possibilita`. A tutti.
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.