mercoledì 24 settembre 2008

C'è sport e sport

Colgo l’occasione datami da un post di Ermanno (http://ermannozacchetti.blogspot.com/2008/09/proposito-di-sport-qua-da-noi-1.html) per invitarvi ad una riflessione sulla valenza educativa dello sport giovanile. Questa è una storia vera.

C’era una volta una squadra di ragazzini, quasi tutti della stessa città, cresciuti insieme da anni, e un bravo allenatore il seguiva con passione, insegnando loro le tecniche e sviluppando i loro talenti. I ragazzini stavano bene insieme, e la passione per lo sport andava di pari passo con l’amicizia. I genitori erano ben lieti di vedere tanta amicizia e passione, sicuri della valenza educativa della pratica di uno sport. La squadra era forte, i ragazzi affiatati, i punti si accumularono, i dirigenti della società cominciarono a interessarsi a questa squadra di ragazzini.
Era necessario fare il salto di qualità. L’allenatore allora iniziò a ospitare ragazzi provenienti da altri comuni intorno. Prima uno, poi un altro. Alcuni erano molto bravi, altri un po’ meno, tutti volevano giocare e primeggiare. I ragazzini, ormai adolescenti, della prima ora, che avevano imparato a giocare insieme e a ottenere risultati come squadra e non come singoli, furono messi in disparte, in panchina.
Prima uno, poi un altro, se ne andarono dalla società, giunta al livello dei campionati nazionali. In breve tempo, del nucleo originale non ne rimase che uno.
Da questa esperienza sportiva quei ragazzini di qualche anno prima avevano ricavato solo cocenti delusioni.
C’è oggi una squadra di amici, con un allenatore amico anch’egli, e un aiuto-allenatore e un aiuto-aiuto-allenatore, questo ultimo non è che ci capisca molto di quello sport, ma sono tutti amici. L’idea di fare una squadra è partita dai ragazzi, amici tra loro da anni. Non vincono molto. Anzi non vincono per niente.
Ma alle partite si divertono un sacco. Gli allenamenti sono occasione per crescere insieme, faticando e ridendo insieme. Questi ragazzi stanno praticando sport con serenità, un pizzico di ambizione ( prima o poi vinceranno una partita!) , entusiasmo e centrando in pieno l’obiettivo che la pratica giovanile dello sport si prefigge: aiutare a crescere.

Quale di questi due modi di fare sport preferireste sostenere?

martedì 23 settembre 2008

Il curioso in libreria, ottobre 2008

( leggere, ascoltare, incontrare )

Scuola e società

All’abituale apprensione dei genitori, che ad ogni inizio anno scolastico si trovano a doversi giostrare tra orari di scuola e d’ufficio, volumi obbligatori per i prof e introvabili nelle librerie, abbigliamento casual e grembiuli e tute, oltre ad una ulteriore stretta di budella per chi affronta un nuovo ciclo, a questa tensione iniziale si sommano, ormai ogni pochi anni, i dubbi e le paure di riforme scolastiche annunciate, che spesso però hanno vita breve, contribuendo , più che a razionalizzare le risorse e a ottimizzare l’offerta formativa, ad affondare ancora di più la scuola italiana nei meandri del caos. Eppure la formazione di base “è una delle risorse certe per il Paese per alzare il proprio livello e rispondere alle crisi” ( D.Rondoni, Avvenire del 21 settembre 2008 ).
Per aiutare a riflettere sulle priorità educative che la scuola pubblica, ma anche quella libera , dovrebbe avere, è forse utile fare riferimento a don Lorenzo Milani, alla sua scuola di Barbiana, con quel libro, “Lettera a una professoressa” ( ne circolano due edizioni della Casa Editrice Fiorentina) che racchiude in se una visione di una scuola veramente democratica, solidale e che resta attuale nonostante risalga a più di quarant’anni fa.
Un punto di vista per certi versi simile, ma raccontato in modo piu` scanzonato , proviene dal creatore di Belleville, la fittizia banlieu parigina teatro delle vicende della famiglia Malaussene: Daniel Pennac, nel suo autobiografico Diario di scuola (Feltrinelli), racconta di un sistema scolastico incapace di mediare tra le diverse istanze provenienti dalla società.

Ma a proposito di scuola, devo ringraziare gli insegnanti di mio figlio maggiore, che spesso, suggerendogli titoli da leggere, offrono interessanti spunti anche a me.
Di purtroppo strettissima attualità è il famoso libro di Amos Oz, Contro il fanatismo, Feltrinelli Editore, che suggerisce l’applicazione del compromesso ( e mi viene in mente a tale proposito anche L’arte del negoziato, di Fisher,Ury,Patton, Corbaccio editore) come antidoto a questo fenomeno strisciante, “sempre presente nella natura umana”.
Il più recente invece è “Sulle regole”, di Gherardo Colombo, sempre Feltrinelli, riflessione sul valore delle leggi e regole che sono fondamento del vivere civile.
E che troppo spesso, più o meno intenzionalmente, calpestiamo.

lunedì 15 settembre 2008

martedì 9 settembre 2008

I colori del fantasy


Non sono particolarmente appassionato al genere fantasy: amo la letteratura fantastica in generale, ma ritengo eccessivo quel clima da D&D che spesso si ritrova nei romanzi del genere, e il ricorso a trucchi ( letterari ) che cozzano spesso con il fenomeno di sospensione dell'incredulita` ( ovvero il fatto di sospendere le proprie facolta` critiche ignorando le incongruenze secondarie per godere di un'opera di fantasia -da wikipedia ) .
Per dirla con Tolkien, chi scrive e` un subcreatore, che e` tenuto a dare coerenza alla sua creazione:"All'interno di tale mondo, cio` che egli riferisce e` vero, nel senos che concorda con le leggi che vi vigono. Di conseguenza ci si crede mentre vi si e`, per cosi` dire, dentro." (Albero e foglia, Bompiani,2002 )
Pero` so che , come altri generi, il fine ultimo del fantasy non e` solo una fuga dalla realta`. Piuttosto si guarda la realta` con occhi diversi. E` come mettere un paio di occhiali con lenti colorate.
E i colori con i quali il fantasy legge il mondo sono il verde, dell'amore e rispetto per la natura, il rosso della passione per le cose a cui si tiene ( la passione che muove il mondo), il giallo della fantasia, il bianco della pace.

martedì 2 settembre 2008

Il profumo del pane

Alla riapertura di un nuovo anno pastorale, alcune considerazioni sui sacerdoti che si occupano dei ragazzi e dei giovani.

Il profumo del pane

Se vuoi costruire una barca,
non radunare uomini per tagliare legna,
dividere i compiti e impartire ordini,
ma insegna loro la nostalgia
per il mare vasto e infinito.
(A.de S.Exupery )


Cosa chiediamo noi laici ad un sacerdote?
Che ci accompagni e guidi nel percorso spirituale e anche umano, essendo questi due aspetti della vita tra loro inscindibili, qualunque cosa dicano a tal proposito molti laicisti.
Cosa chiediamo dunque ad un sacerdote che segue i nostri figli?
Che siano date a loro le nostre stesse opportunità di crescita, commisurate con l’età e in armonia con le offerte delle altre “agenzie” formative ( famiglia, scuola, associazioni sportive ).
Questo non significa quindi solo dare i fondamenti del catechismo e qualche nozione di etica, ma far crescere nei ragazzi la voglia di scoprire e comprendere , attraverso lo studio e la vita vissuta, gli insegnamenti di Cristo.
È una sfida per certi versi più ardua di quella di un parroco ( e non ce ne vogliano i nostri parroci, specie in questi giorni impegnativi ).
A quest’ultimo è richiesto di impastare il pane della fede, e non è impresa da poco.
Ai preti dell’oratorio è invece richiesto di crearne il profumo, quel profumo che, appena avvertito, fa venire appetito, fame di verità e di Dio.
È chiesto di creare generazioni non solo di cristiani, perché sono molti quelli che durante il cammino prendono altre strade, ma di donne e uomini attenti, tolleranti e decisi a lavorare con passione per il bene comune.
Per questo abbiamo sempre apprezzato i preti dell’oratorio, e non solo quelli di Cernusco.
Li abbiamo visti, spesso freschi di ordinazione sacerdotale, affrontare orde di ragazzini che chiedono non solo di poter giocare in oratorio, ma di giocare insieme. Ragazzini che, non sapendolo, cercano un modello di riferimento, e che trovano nel prete un esempio positivo e il punto fermo intorno al quale fare ruotare le prime esperienze di comunità e di responsabilità.
E se in questo percorso le difficoltà e le incomprensioni non mancano, se l’umiltà di riconoscere i propri errori non è facile da trovare e se qualche polemica disturba le relazioni personali, ciò non ci deve far perdere di vista lo scopo principale, l’educazione dei ragazzi.
Per questo ringraziamo i don che si sono susseguiti, don Angelo, don Danilo, don Paolo, per limitarci solo ai più vicini alla esperienza nostra e dei nostri figli.
Per questo ringraziamo don Andrea, che con il suo vulcanico entusiasmo sta offrendo alle generazioni dei nostri figli grandi opportunità di crescita attraverso prove e assunzioni di responsabilità, propedeutiche a ben più grandi sfide nell’avventura della vita.

Gabriella e Loris Navoni
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.